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L’ecologia delle emozioni insegnatami da un piccione stalker

Recita il dizionario: “Ecologia, scienza che ha per oggetto lo studio delle funzioni di relazione tra l’uomo, gli organismi vegetali e animali e l’ambiente in cui vivono.”
Fatalità volle che ho messo in atto in maniera pedissequa questa definizione, scoprendo le implicazioni dell’ecologia delle emozioni, declinando la precedente definizione come segue: ecologia scienza bla bla di relazione tra la Martinaverde e un piccione, all’ interno di un vecchio biscottificio romano.
Ero a chiacchiera con la mia amica Daniela, che gestisce un adorabile vecchio biscottificio pieno di scatole di latta e delizie lievitate. Quando ad un certo punto un piccione entra sfacciato, camminando, in negozio. Restiamo pietrificate scoprendo così di essere entrambe tesserate al club dei piccioni-fobici. E se il piccione si fosse messo a volare? Panico. Iniziamo così a lanciargli bricioline verso la porta, per invogliarlo ad uscire. Missione compiuta. Ecco la parabola, che moderna Esopo condivido con voi: esiste una ecologia delle emozioni e quando queste sono intense ed irrazionali l’unico modo per uscirne vivi è calarcisi dentro, sguazzandoci fino al collo. Avere un compagno in questa avventura, che rinunci alla razionalità e ci tenga la mano, è utile. Poi con uno schiocco di dita si torna al presente e si ride. L’ecologia delle emozioni prevede anche un giardinaggio attento della nostra psiche: potare ciò che è nocivo, le relazioni tossiche, sradicare le erbe infestanti e piantare fiori. Ora sarò seria: dedicarci alla bellezza interiore produce pensieri e parole che si traducono in azioni virtuose. Il nostro animo, la nostra pelle, sono un microcosmo prezioso: partiamo da questo habitat. E se sono stata troppo seria pensate di nuovo a me imprigionata da un piccione dentro ad una pasticceria. Lo sapevo, state ridendo. Vergogna!

questo articolo è stato pubblicato per LungarnoFirenze nel numero di aprile 2017

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