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36 anni fa i miei genitori hanno scelto per me questo nome, Martinaverde.

Per capire cosa questo colore significasse nella mia vita e per abitarlo ci ho messo un po’ di tempo.

Sono una completa autodidatta, il mio passato fatto di buste di surgelati non è poi così lontano…reinventare il piacere di cucinare e mangiare con ingredienti a base vegetale mi ha preso per mano e condotta in un mondo dove piano piano si è fatta strada la consapevolezza dell’impronta ecologica che lasciamo nel mondo, e quali siano gli accorgimenti e le riflessioni da mettere in atto per essere il più leggeri possibile, sia nello spirito che nella dispensa.
Quando ero bambina ho vissuto all’oscuro da Nutella e cibi confezionati per molti anni, c’era in casa una grande cultura e passione alimentare, una vera e propria tradizione che non aveva nessuna voglia di farsi contaminare dal cibo fast food/spazzatura… La nonna Marcella, andava nei campi vicino casa a cercare le erbe selvatiche, e usava i meravigliosi tegami di rame che le erano stati tramandati, la nonna Marta preparava squisiti manicaretti in stile cucina francese.. ricordo ancora con l’emozione negli occhi il budino di semolino a cui dava fuoco dopo averlo cosparso di Calvados, e quelle fiamme azzurre, l’odore dello zucchero bruciato mi regalo una grande tenerezza. E mia mamma con la sua centrifuga negli anni ’80, pioniera in famiglia dell’alimentazione sana e della deriva macrobiotica che per un po’ ne è seguita…Il “succo” era un rito, con implicazioni molto dettagliate. La verdura andava pulita in fretta per non farla ossidare, e tanto velocemente venivo invitata senza mezzi termini a trangugiare la mia pozione, altrimenti si ossida. Cosa volesse dire ossidare l’ho scoperto più avanti, ma quando ero piccina suonava come una minaccia pericolosa.
Tutta questa dormiente passione per il cibo e cultura familiare si è risvegliata in me quando nel 2010 ho scoperto di essere incita della mia bambina, e quasi contemporaneamente ho perso il mio precedente lavoro, quello che per cui avevo sudato tanto e mi ero laureata con il massimo dei voti.
Bianca è la mia meravigliosa bambina, e lei mi ha cambiato la vita. Ho sentito una profonda empatia con le mamme di tutto il mondo e di tutte le specie, e ho eliminato ogni derivato animale dalla mia dieta. Per lei ho imparato a cucinare.
Ricordo quando agli esordi della mia cucina vegetale preparai dei muffin, dei piccoli adorabili muffin di cui andavo orgogliosissima. Li feci assaggiare ad alcuni amici, tutti sorrisero con incoraggiamento benevolo, ma uno no, e mi disse: è la cosa più schifosa che ho mai assaggiato in vita mia!
E se per Bianca ho imparato a cucinare, per me stessa ho deciso di non arrendermi e mi sono messa di impegno.. il risultato eccolo qua, otto anni di trasformazione, quattro anni di blog, ho lavorato in alcuni ristoranti, fatto consulenze per locali, tengo corsi di cucina. Si io, che vivevo di surgelati.
La vita mi insegna che non è importante quante volte cadiamo, ma queste volte ci rialziamo.

Grazie di leggere il mio blog, grazie di sperimentare nelle tua cucina le mie ricette.

E se volete fare ancora due chiacchiere con me, qui trovate l’intervista che mi ha fatto Laura De Benedetto per lifeblogger.it , oppure questa bella conversazione con FirenzeSostenibile.com